E' per me un grande diletto dedicarmi, sia in primavera sia in autunno, alla ricerca e raccolta dei funghi più conosciuti ed apprezzati dalla tradizione popolare e montanara della Gente dell'Appennino. Questi sono rappresentati dalle tre varietà di Agaricus (Arvensis, Campestris e Squamulifer) e dal notissimo e famoso Calocybe Gambosa; nel dialetto delle mie contrade gli Agarici sono detti rispettivamente "torino", "prataiolo" e "rosciolo", mentre il Calocybe viene chiamato "spignolo" o "prugnolo".
Una nota storica: prima della diffusione della moderna micologia, avvenuta da due o tre decenni o poco più (ormai più una moda anziché una sincera passione), i funghi, in Appennino, venivano raccolti principalmente dalle donne che pascolavano le greggi, questo poiché gli uomini, prioritariamente, svolgevano le altre mansioni agricole più faticose. Inoltre, i pregiatissimi "porcini", nel mio Appennino, erano assenti o non conosciuti, o financo disprezzati, sempre fino ad un quarto di secolo fa, quando, appunto, cominciarono a diffondersi corsi di micologia a destra e a manca, più o meno qualificati e qualificanti. Per tali motivi resto fedele alle consuetudini pastorali della mia Gente e raccolgo solo i funghi della tradizione montanara, sia per rispetto degli usi e costumi sia per preferenze micologiche.
Del resto come preparo in cucina le tagliatelle con gli "spignoli"....
Almeno così mi dicono gli amici che le hanno provate!